Enzio Bianchi nel suo libro “La vita e i giorni. Sulla vecchiaia” scrive: “Età della vecchiaia? Sì, l’età in cui ci si addentra come in un paese straniero, in una terra di cui conosciamo solo poche cose. Della vecchiaia può parlare solo chi ne sa qualcosa, chi la attraversa».
In questa meditazione sulla vecchiaia e sull’invecchiare, Bianchi non dimentica gli insegnamenti dei vecchi della sua terra che ringraziavano il giorno appena trascorso perché è comunque una grazia essere ancora vivi. La vecchiaia con tutte le sue grandi ombre non va separata dalla vita. Dell’esistenza forse è il tempo più pieno e maturo in cui lasciare la presa significa anche esercitarsi all’incompiuto.
Purtroppo, tutto questo è cambiato con l’arrivo del Covid-19: pensiamo all’isolamento, alla paura, allo smarrimento vissuto dai nostri anziani, sia per coloro che erano a casa propria sia per quelli accolti in strutture residenziali.
L’idea che l’anziano, quali sinonimo di saggezza ed integrità, sia stato recluso senza possibilità di narrazione e trasmissione di valori, mi sollecita ad interrogami sul nuovo concetto di anzianità traghettato da questa pandemia.
La paura del contagio ha limitato le relazioni sociali di tutti noi, soprattutto degli anziani, che si sono visti reclusi senza possibilità, all’inizio, di capire cosa stesse succedendo e poi invitati caldamente a non avere relazioni con familiari, nipoti, amici…
Questo ha prodotto nell’anziano, a mio avviso, l’affacciarsi di “nuove zone d’ombra” nella sua vita come la solitudine, il senso di abbandono, l’apatia che, dicono i medici, hanno inciso molto anche sulla salute stessa.
“Se non muoio di covid, muoio di solitudine qui dentro!” mi ha confessato un anziano in un colloquio di counselling: questa frase mi ha colpito e mi ha fatto riflettere sull’importanza delle relazioni e degli affetti nel processo di invecchiamento.
La solitudine imposta e non scelta non è una compagna di viaggio, ma diventa una gabbia che impedisce anche al fisico di reagire ad eventuali fatiche, alleandosi con la nostra zona oscura e portandoci verso il tunnel della disperazione.
L’ascolto e la relazione d’aiuto sono strumenti essenziali per far in modo che la questa nuova condizione vissuta dagli anziani diventi dolore condiviso e magari occasione di crescita esistenziale e spirituale.
Malaika Ribolati