Sono Maria Angela e sono un’Igienista dentale che lavora nell’ambito privato e counsellor in formazione presso il Centro Camilliano.
Mi sono chiesta quale sia la qualità affinata nel percorso di studi che maggiormente mi ha aiutata in questo periodo di pandemia. Ebbene, credo che sia l’autenticità.
Ho avuto paura di contrarre il Covid-19 e mi sono bardata con tutti i dispositivi di protezione possibili; sono arrivata al punto di trattenere il respiro mentre lavoravo. Ho avuto paura di perdere il lavoro e ad ogni disdetta di appuntamento immaginavo quel giorno in cui non avrei più avuto pazienti in poltrona e avrei dovuto ricominciare da capo.
Mi sono permessa di raccontare a tanti la mia paura: ai pazienti, ai colleghi, alla mia famiglia; ho potuto notare che nel momento in cui non metto barriere alle mie emozioni, anche l’altro si sente libero di mostrarmi le sue e il tutto diventa un caldo abbraccio che supera ogni ostacolo e che dona resilienza e speranza.
La resilienza, appunto, si nutre di tante qualità, una di queste è il senso di appartenenza ad un gruppo, professionale, sociale, spirituale…
Io non mi sento una professionista supereroe, come si legge sui social o sui giornali, e in un mondo dove sembra che solo chi non sa mostrare le sue fragilità possa esserlo, beh allora, come dice la canzone di Cesare Cremonini: “io non voglio essere Batman, ma preferisco essere Robin”. Mai come ora mi sono resa conto che il mio lavoro non può essere soltanto tecnico, ma anche inclusivo delle abilità trasversali. Lo sviluppo delle mie conoscenze in counselling è una grande opportunità di supporto psicologico ed emotivo verso il cliente e anche verso il professionista della sanità che senta il bisogno di essere aiutato nell’attraversare questo forte cambiamento.
Mettendo in luce le risorse utili, si può facilitare la trasformazione della crisi in una opportunità di crescita e di impegno.
Si tratta di prendere consapevolezza di quegli aspetti necessari per accompagnare il cliente con maggior accoglienza, empatia ed attenzione.
A tal proposito, e per conoscere lo stato d’animo degli operatori sanitari, ho raccolto alcune interviste e vorrei proporre al lettore quella con Elena, Igienista dentale di 45 anni, che lavora nel settore privato.
Vorrei spostare per qualche attimo l’attenzione verso tutti coloro che non lavorano nell’emergenza ospedaliera, ma che devono comunque affrontare quotidianamente le criticità del momento.
Elena, mi descriva la sua professione.
La professione sanitaria che svolgo rientra nelle 19 professioni riconosciute dal Ministero della Salute, aventi un albo di appartenenza. Tali professioni si dividono in tre macro-aree: Prevenzione, Tecnica Sanitaria e della Riabilitazione.
L’igienista dentale si colloca nell’area Tecnico Sanitaria. Il mio lavoro si concentra sulla prevenzione delle patologie della cavità orale. L’approccio è sempre personalizzato e raramente invasivo, e dipendente dall’età del paziente, dall’anamnesi dentale e fisica, dallo stato psicologico ed anche economico.
Da quanto tempo svolge questa professione?
Mi sono laureata e abilitata nel 2012.
Quali sono state le fatiche maggiori di questo periodo?
La maggior fatica è stata data dallo stress emotivo delle prime giornate; mi sentivo la paura della minaccia di questo virus minuscolo, ma capace di uccidere e ho sempre cercato di mantenere un atteggiamento di autocontrollo e di accoglienza nei confronti dei pazienti per infondere sicurezza e razionalità; questa discrepanza tra l’emozione provata e la non possibilità di manifestarla mi consumava parecchia energia.
C’è stato un cambiamento nel suo modo di lavorare e quali strategie ha adottato per affrontare l’emergenza?
Si, il sistema di sicurezza è stato implementato dall’aggiunta di nuove barriere fisiche, i tempi di lavoro si sono allungati. Ho dovuto dare più spazio alle procedure di sanificazione e disinfezione, con una relativa perdita economica che nell’immediato mi ha portato ad accorciare il tempo clinico cercando comunque di mantenere la qualità della prestazione.
Quali vantaggi può trarre e quali svantaggi da questa esperienza per il suo lavoro?
I vantaggi che si possono trarre riguardano la sicurezza negli ambienti di lavoro. Le misure standard funzionavano già molto bene, soprattutto per noi che abbiamo sempre usato guanti e mascherine date le distanze ravvicinate con il paziente e la produzione di spray (minuscole goccioline che sono da veicoli dei microrganismi patogeni) degli strumenti da noi utilizzati, ora però tutto si è intensificato e questo virus ci ha resi ancora più consapevoli del rischio e quindi dell’attenzione alle procedure.
Gli svantaggi sono stati di tipo remunerativo. Nel prestare la mia opera i tempi si sono allungati e il guadagno quindi si è estremamente ridotto.
C’è stata anche una riduzione degli accessi in ambulatorio, dettate dalla paura dell’utente, in particolare nei soggetti anziani.
Quali emozioni ha provato all’inizio della pandemia?
All’inizio ho provato incredulità, in televisione echeggiava la conta dei malati e dei decessi nel nostro Paese, la difficoltà del contenimento nelle strutture ospedaliere, il collasso di queste, la visione delle strade deserte, il continuo susseguirsi del suono delle sirene.
Ha sentito in qualche momento la necessità di avere un supporto o un aiuto psicologico professionale?
Sinceramente si, in particolare i primi giorni, ho provato molta confusione emozionale. Volevo essere pronta a dare le risposte giuste ad eventuali domande dei pazienti e volevo capire come mantenere la comunicazione verbale e non verbale nonostante tutti i dispositivi che di certo non agevolano il contatto fisico ed emotivo.
Quali reazioni/emozioni ha colto nei pazienti nelle prime fasi?
I pazienti volevano essere rassicurati quindi spiegavo molto semplicemente le nuove misure adottate da noi operatori, per gli ambienti, per la strumentazione, allo scopo di rendere sicura tutta la procedura della seduta odontoiatrica.
Quali emozioni prova adesso rispetto al vissuto del covid?
Sono molto più tranquilla rispetto alle procedure che sono ormai inserite nella quotidianità ed è anche più facile reperire i dispositivi di protezione.
La paura del contrarre la malattia mi rimane ancora, ma ho scelto di fare l’operatore sanitario con consapevolezza dei rischi e per me è oltretutto una missione di aiuto al prossimo.
Ora fa capolino dentro di me anche la speranza che si possa tornare alla vita normale e che questa triste esperienza possa diventare fonte di crescita e di apprezzamento verso tutto ciò che di positivo la vita ci offre anche nelle piccole cose quotidiane.
L’arrivo della pandemia del COVID-19 ha portato inevitabilmente disagio emotivo in tutta la popolazione mondiale e in particolare nei professionisti sanitari che hanno dovuto affrontare l’emergenza e le problematiche legate ad essa. L’emozione prevalente è stata la paura di contrarre il virus.
Con il passare dei giorni e dei mesi, infatti, si è assistito all’intensificarsi dello stress fisico ed emotivo, che ha fatto emergere le vulnerabilità dell’essere umano nascosta dietro la divisa del lavoro.
Condividendo con Elena l’obiettivo principale della nostra professione, che è quello di portare alla conoscenza del paziente tutti gli strumenti e le procedure per mantenere la salute del cavo orale, ho ben chiaro, ora, che la seduta di igiene orale non dev’essere solo fine a se stessa, ma deve diventare un momento di accoglienza e di ascolto.
L’esperienza mi ha fatto comprendere che solo attraverso una buona relazione con il paziente, io posso trovare la chiave giusta per aiutarlo ad apprendere sani stili di vita.
Ogni volta che riesco con successo a migliorare la salute del suo cavo orale, noto con molta sorpresa e gioia che questo si riflette positivamente sulla sua integrità psichica ed emozionale.
Le abilità di counselling che sto apprendendo mi aiutano quotidianamente a migliorare le relazioni professionali; credo perciò che questo possa aumentare il valore del mio lavoro.
Maria Angela