Mi ha sempre impressionato la tenacia di Maria Maddalena, capace di sfidare le tenebre per giungere al più presto alla tomba del suo Signore. Del resto, come avrebbe potuto meritarsi di starsene così solo … non era giusto … bisognava attendere il compimento del riposo sabbatico di quella festa di Pesach che avrebbe sconvolto la storia dell’umanità.
E Maria Maddalena correva al sepolcro, quasi a presagire la spinta propulsiva che era deflagrata poco tempo prima, quella potenza di Resurrezione del Padre, scaraventata sul cadavere del suo Figlio, che aveva svuotato la tomba e riempito l’Universo dello Spirito del suo Figlio Risorto.
Una potenza che Maria di Magdala avverte per cercare di stabilire almeno una vicinanza, a pregare, a piangere, a vivere quelle espressioni del cordoglio che la fretta del venerdì santo non aveva permesso di poter manifestare.
Una corsa che poi si fa ancora più esagitata, per avvisare i discepoli che aveva trovato la tomba vuota e di nuovo una corsa per ritornare al sepolcro e piangere, lasciandosi attrarre da quei pensieri nefasti: hanno profanato quella tomba, lo hanno rubato, anche questa gli doveva capitare, come se non bastasse …
In un contesto di pensieri che si accavallano e di sentimenti tristi che sfociano nel pianto, il Signore Gesù le si fa vicino. Per prima ha scelto proprio lei, una donna che aveva liberato dalla vessazione di sette demoni, probabilmente più predisposta alla gratitudine e alla fedeltà riconoscente.
E chiamandola per nome, Gesù le consente di essere riconosciuto facendo scattare in lei ancora una volta la voglia di riprendere a correre, per essere la prima annunciatrice del Vangelo della salvezza: «Ho visto il Signore!».
Il mio augurio per questa Santa Pasqua è che il nostro cuore possa correre di gioia e contagiare le persone che abbiamo vicine con la speranza che la morte è stata vinta dal Signore della Vita!
padre Danio Mozzi